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Ospedale psichiatrico di Chełm |
Al tempo della sua liquidazione, l’ospedale psichiatrico di Chełm Lubelski accoglieva
450 malati mentali - sia Polacchi che Ebrei (128 donne, 304 uomini e 18 bambini). La maggior
parte di essi provenivano dalla regione di Lublino.
Fin dall’inizio della guerra l’ospedale soffrì a causa di condizioni particolarmente difficili,
poiché le autorità tedesche non fornirono cibo e medicine a sufficienza. Nel
Novembre e Dicembre 1939 i medici decisero di
dimettere quei pazienti che non richiedevano
cure a tempo pieno. A seguito di ciò, rimasero nell’ospedale i 450 pazienti che erano
maggiormente malati.
Alcuni giorni prima dell’esecuzione l’istituto psichiatrico venne visitato da una delegazione delle
SS e della
Gestapo. Durante questa visita, gli ufficiali SS furono molto arroganti nei
confronti del personale dell’ospedale e dei pazienti. Il
12 Gennaio 1940
un’unità SS arrivò all’istituto - 30 SS al commando di un ufficiale chiamato
Bielisch. Presero alcuni lavoratori polacchi da una vicina fabbrica di
mattoni e ordinarono loro di scavare due fosse comuni in un luogo a circa 150 m dagli edifici
dell’ospedale. Contemporaneamente,
Bielisch
riunì l’intero personale dell’istituto, al quale ordinò di lasciare immediatamente i locali.
Solo a 12 infermieri fu permesso di rimanere. In questa occasione l’infermiera capo del
reparto bambini, Nun
Cichoslawa, venne severamente
picchiata dalle SS poiché non voleva abbandonare i bambini che si trovavano nell’ospedale.
In serata le SS iniziarono ad espellere i pazienti dagli edifici. I Tedeschi ordinarono agli
infermieri di prendere i malati dai loro letti e di condurli alle porte di entrata, di fronte alle
quali erano state collocate alcune mitragliatrici. Una era manovrata personalmente da
Bielisch. I pazienti vennero uccisi immediatamente
sulla soglia degli edifici. Quelli che si rifiutarono di lasciare il letto volontariamente furono
gettati fuori dalle finestre dell’ospedale dalle SS, e fucilati. Alcuni tentarono di scappare
e vennero uccisi nel parco di fronte all’istituto. Il più grosso problema per le SS furono i
bambini. Alcuni di questi furono nascosti nei guardaroba da medici e infermieri, prima
dell’esecuzione; altri corsero per l’edificio cercando di fuggire. Tutti i bambini vennero
infine catturati e giustiziati. Solo un paziente riuscì a fuggire. L’ex poliziotto
Pepik scappò dall’ospedale e si nascose nella
costruzione vicina. Fu scoperto dai Tedeschi dopo un mese, e giustiziato. Quattro
pazienti sopravvissero, perché gli infermieri che si trovavano nell’ospedale durante
l’esecuzione dichiararono che erano persone in salute.
I corpi delle vittime (alcune delle persone erano soltanto ferite) rimasero nel parco
dell’ospedale per l’intera notte. Il mattino presto del giorno successivo, le SS
fermarono lungo la strada dei Polacchi che, per caso, stavano passando su carretti trainati
da cavalli. Fu loro ordinato di trasportare i corpi alle fosse comuni. Come più tardi
alcuni di loro descrissero, numerosi pazienti erano ancora vivi quando vennero
sepolti nelle fosse.
All’inizio della primavera, quando la neve si sciolse, alcuni cadaveri iniziarono ad emergere
dall’acqua, poiché i corpi erano stati coperti solo con un sottile strato di terra. I Tedeschi
ordinarono a degli abitanti polacchi locali di seppellirli nuovamente.
Il personale dell’ospedale non ritornò nell’edificio. L’intero complesso ospedaliero
venne confiscato dalle autorità tedesche e convertito in una caserma per le SS.
Nel
1942 i marciapiedi attorno alla costruzione
furono pavimentati con lapidi prese dal cimitero ebraico di Chełm.
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Il memoriale |
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Il memoriale |
Durante l’
Aktion T4 le SS utilizzarono il codice “Chełm II” quando spedivano ai parenti
delle vittime informazioni riguardo la morte dei malati mentali in Germania. “Chełm II”
era il nome dell’ufficio (per i parenti delle persone che erano morte naturalmente)
presso il quale i pazienti assassinati erano registrati.
Dopo la guerra nell’ex istituto psichiatrico venne collocato un ospedale tradizionale.
Nel
1960 fu costruito, sul luogo delle fosse comuni, un modesto
memoriale con una croce.
Fonti: Testimonianze tratte dall’Istituto di storia ebraica di Varsavia.
© ARC (http://www.deathcamps.org) 2006