Il campo di sterminio di Belzec era situato nella parte sud-orientale del distretto di 
Lublino, vicino Belzec, un piccolo villaggio lungo la linea ferroviaria 
Lublino - Leopoli. All’
inizio del 1940 
i Tedeschi installarono un certo numero di 
campi di lavoro nel distretto di Belzec, sistemandovi i lavoratori 
che costruivano la "Linea-Otto", una serie di fortificazioni al confine 
con l’Unione Sovietica. Questi campi di lavoro per Ebrei furono smantellati nell’ 
Ottobre 1940. 
Il campo di sterminio non era parte di nessun’altra struttura, e nemmeno nacque dalla conversione di precedenti
installazioni. Venne costruito in relazione con 
l'
Aktion Reinhard,
specificamente per l’assassinio degli Ebrei. 
  | 
| Dipinto di Belzec #1 | 
Il sito scelto si trovava su un raccordo ferroviario, ad una distanza di circa 400 m dalla stazione di Belzec, 
e solo 50 m a est della linea ferroviaria principale 
Lublino - Leopoli. 
Richard Thomalla, 
dell’
SS-Zentralbauleitung Zamosc diresse i lavori di costruzione. 
Il supervisore sul posto fu un non identificato ufficiale SS rosso di capelli, conosciuto come "il Capo" (
der Meister). 
Esperti lavoratori polacchi di Belzec e dell’area circostante costruirono le camere a gas e le baracche, venendo “ben pagati”. 
Successivamente  furono sostituiti da Ebrei dei vicini villaggi di 
Lubycza Krolewska e 
Mosty Maly. 
A seguito del taglio di alberi della metà settentrionale di una collina, la costruzione iniziò il giorno 
1 Novembre 1941 e venne completata per la 
fine di Febbraio 1942. 
L’intero campo occupava un’area relativamente piccola, quasi quadrata. Tre lati misuravano 275 m; il quarto, lato, a 
sud, era lungo 265 m. Un contiguo deposito di legname fu incorporato nel campo, il quale era circondato da una doppia 
barriera di rete metallica e filo spinato. La recinzione esterna era camuffata con rami d’albero. Durante la successiva 
riorganizzazione del campo, lo spazio tra le due recinzioni venne riempito con rotoli di filo spinato. Sul lato est, 
un’altra barriera venne eretta lungo una ripida pendenza, fissando tronchi d’albero a tavole di legno. Durante la seconda 
fase dell’esistenza del campo, una barriera di legno venne innalzata lungo il lato della strada ai piedi della ripida 
pendenza ad est del campo. Una fila di alberi fu piantata tra la recinzione esterna a ovest e la linea ferroviaria
Lublino - Leopoli. 
Vennero costruite quattro torri di osservazione: lungo i lati nord-est e nord-ovest, all’angolo sud-ovest e nel punto 
più occidentale del campo. La torre a nord-est fu costruita sulla cima di un bunker in cemento, nel punto 
più alto del terreno di Belzec, fornendo una eccellente posizione favorevole su tutto l’intero campo. 
Una quinta torre al centro del campo dominava l’intera lunghezza del "Manicotto" (conosciuto anche come "il Tubo"), 
il passaggio di filo spinato camuffato che conduceva alle camere a gas. Sulle torri di osservazione agli angoli erano 
posizionati i 
Trawnikimänner (Ucraini 
Volksdeutsche del campo di lavoro di 
Trawniki), armati di fucili. La torre centrale 
era equipaggiata con una mitragliatrice pesante e proiettori. Nella seconda fase dell’esistenza del campo vennero 
erette ulteriori torri di osservazione, inclusa una posizionata all’estremità lontana della rampa. La guardiola, 
in cui erano costantemente presenti SS e Ucraini, fu collocata vicino al cancello di entrata sul lato ovest. Esisteva 
una zona separata per i 
Trawnikimänner ad est del cancello principale. Quest’area includeva tre baracche, 
comprendenti due grandi capanne e una più piccola struttura. La prima grande costruzione fu usata come 
alloggio per i 
Trawnikimänner. La seconda ospitava un’infermeria, un dentista e un barbiere. La terza 
e più piccola struttura fu utilizzata come cucina e spaccio (mensa). 
Belzec era diviso in due sezioni: 
Il Campo I, nella parte settentrionale e occidentale, era l’area di ricezione e includeva la rampa ferroviaria, 
che inizialmente poteva ospitare 10 - 15 vagoni. Un raccordo in disuso fu più tardi aggiunto per fornire una 
seconda rampa, per la successiva fase di sterminio. Insieme, le due rampe fornivano strutture di scarico per 40 vagoni. 
Un binario ferroviario lungo 200 m conduceva attraverso il cancello posto al lato nord-ovest del campo. Un secondo 
cancello interno venne costruito nel punto in cui i due raccordi dentro il campo divergevano, vicino l’inizio della seconda 
rampa. Un "recinto di detenzione" (uno spiazzo recintato) all’estremità più lontana della seconda rampa 
fu utilizzato per l’”eccesso di deportati” dagli enormi successivi trasporti. Nella seconda fase di uccisioni c’erano 
due baracche di svestizione, una per donne e bambini, l’altra per gli uomini.
Il Campo II, che era la zona di sterminio, e includeva le camere a gas e grandi fosse di seppellimento rettangolari. 
Le fosse avevano una dimensione media di 20 m x 30 m x 6 m di profondità. Queste fosse comuni erano 
collocate nelle sezioni a nord-est, est e sud del campo. In seguito due baracche, che costituivano l’alloggiamento 
e la cucina, furono erette nel Campo II per i prigionieri Ebrei che vi lavoravano (il 
Sonderkommando). 
Il Campo I e il Campo II erano separati da una barriera camuffata in cui si aprivano due cancelli, uno a est dell’autorimessa 
delle SS, e l’altro vicino all’estremità della rampa. Da questo punto un sentiero conduceva, su per la collina 
attraverso la foresta, ad una fossa di esecuzione. Uno stretto passaggio chiamato "
die Schleuse", ("il Manicotto") 
venne costruito, largo 2 m e lungo 100 m, racchiuso su entrambi i lati da recinzioni di filo spinato camuffate. Il passaggio 
collegava le baracche di svestizione nel Campo I alle camere a gas nel Campo II. Una rete di camuffamento venne distesa 
sopra il tetto dell’edificio che alloggiava le camere a gas, allo scopo di impedire osservazioni aeree. 
Stanislaw Kozak, un Polacco che partecipò alla 
costruzione della prima baracca per la gassazione a Belzec, ne descrisse la sua costruzione, così 
come quella di altre due baracche: 
"
Abbiamo costruito baracche vicino al binario di raccordo della ferrovia. 
Una baracca, che era vicina alla ferrovia, era lunga 50 m e larga 12.5 m. La seconda, lunga 25 m e larga 12.5 m, 
era per gli Ebrei destinati 'ai bagni'. Non lontano da questa baracca, ne costruimmo una terza, lunga 12 m 
e larga 8 m. Questa baracca era divisa in tre camere da un muro di legno, così che ogni camera era 
larga 4m e lunga 8m. Era alta 2 m. I muri interni di 
questa baracca erano fatti con due strati di tavole 
con uno spazio vuoto nel mezzo, riempito con sabbia. I muri erano coperti con cartone. Inoltre, il pavimento 
e i muri (fino ad un’altezza di 1,10 m) erano ricoperti con lamine di zinco. Un passaggio chiuso, largo 2 m, 
alto 2 m e lungo 10 m, conduceva dalla seconda alla terza baracca. Questo passaggio portava a un corridoio 
nella terza baracca dove erano collocate le porte delle tre camere. Ogni camera aveva sul suo lato settentrionale 
una doppia porta di 1.80 m di altezza e 1.10 m di larghezza. Queste porte, come quelle nel corridoio, erano sigillate 
con guarnizioni in gomma lungo le estremità. Tutte le porte di questa baracca potevano essere aperte 
solo dall’esterno. Le porte vennero costruite con assi robuste, spesse 7,5 cm, ed erano chiuse dall’esterno con 
una barra di bloccaggio in legno, sorretta da due ganci di ferro posti ad entrambi i lati della porta. In ognuna delle 
tre camere fu installato un tubo dell’acqua 0,10 m sopra il pavimento. Inoltre, nell’angolo del muro occidentale di 
ogni camera, c’era un tubo dell’acqua 1 m sopra il terreno, con una giuntura aperta, girata verso il centro della camera. 
Questo tubo con la giuntura fu collegato attraverso il muro ad una tubazione che correva sotto il pavimento. In 
ognuna delle tre camere della baracca venne installata una stufa di 250 kg di peso. Era previsto che la giuntura del 
tubo venisse successivamente collegata alla stufa. La stufa era alta 1,10m, larga 0,55 m e lunga 0,55 m." 
Le stufe descritte furono utilizzate per scaldare le stanze della baracca, permettendo così al gas in bottiglia e allo 
Zyklon B impiegati nei primi stadi dell’attività di assassinio del campo, di funzionare più efficacemente
in condizioni di clima freddo. Fu in questo modo che il campo funzionò nelle prime settimane, ma non senza 
alcune "difficoltà": le camere a gas erano in effetti niente più che delle baracche di legno, adattate 
e costruite per dare l’impressione di strutture per il bagno. Per accrescere l’inganno furono ora installati i falsi soffioni 
della doccia che una SS coinvolta nella costruzione del campo, 
Erich Fuchs, non era stata capace di adattare in precedenza, 
e vennero posizionati cartelli indicanti i bagni. Malgrado tutti gli sforzi, la squadra di costruzione non fu in grado di rendere 
gli edifici ermetici. Secondo 
Werner Dubois, ad ogni operazione di 
gassazione nella baracca di legno della sabbia doveva essere ammassata contro la porta esterna per correggere 
questo problema. Dopo la gassazione, la sabbia doveva essere rimossa per permettere l’accesso ai corpi. Divenne 
evidente che maggiori modifiche erano necessarie, specialmente poiché le camere a gas si dimostrarono 
di dimensioni inadeguate. 
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| Dipinto di Belzec #2 | 
Christian Wirth, comandante del campo e sua figura più 
dominante, governò Belzec con la paura e il terrore. Era conosciuto dai suoi camerati SS come “Selvaggio Cristiano”. 
Gli Ucraini lo soprannominarono "
Stuka". 
Gottfried Schwarz 
agiva come vice comandante, con 
Johann Niemann
responsabile del Campo II. 
Niemann fu presto trasferito a 
Sobibor, dove venne ucciso durante la rivolta. 
Josef Oberhauser, braccio destro di 
Wirth, 
lo sostituiva in sua assenza. Insieme selezionarono i 
Trawnikimänner  per il servizio a Belzec. 
Lorenz Hackenholt fu incaricato dei motori per la gassazione, 
con due Ucraini a lui subordinati. 
Schwarz e 
Niemann sovrintendevano alle camere a gas durante la prima fase, e 
Dubois o 
Karl Schluch 
nella seconda. 
Heinrich Unverhau sorvegliò il deposito 
di smistamento nel vecchio edificio delle locomotive, dal 
Luglio 1942. 
Nella prima fase, lo stesso ruolo fu svolto da 
Rudolf Kamm. 
Gli oggetti di proprietà dei deportati erano smistati e poi spediti ai depositi di 
Odilo Globocnik a 
Lublino. Il deposito di smistamento fu collocato all’esterno 
del campo, nella zona delle locomotive vicino alla stazione di Belzec.
Poco prima di 
Natale del 1941, 
Wirth, 
un 
SS-Obersturmführer del 
Kriminalpolizei di 
Stoccarda, 
arrivò a Belzec insieme con un certo numero di SS. All’arrivo incontrarono 
Oberhauser e 
Schwarz, 
che erano coinvolti nella costruzione del campo già da un periodo precedente. Durante l’ultima parte di 
Febbraio e l’inizio di Marzo 1942, 
Wirth 
e il dottor 
Helmuth Kallmayer, un chimico che lavorò per il 
Programma T4 di eutanasia a 
Berlino, condussero parecchie prove sulla tossicità 
di gas di scarico prodotti da un motore di carro armato russo. Inoltre, durante questo periodo altre serie di 
esperimenti furono condotte a Belzec, dirette da 
Wirth e 
Hackenholt, assistiti da 
Siegfried Graetschus. 
Essi, congiuntamente, convertirono un furgone postale in camera a gas mobile. 
Franz Suchomel, che prestò servizio a 
Treblinka, descrisse Belzec come un 
laboratorio, e tale sembrerebbe essere stato. Fu qui che il sistema per l’assassinio di massa fu concepito e affinato. 
Wirth condusse esperimenti per determinare il metodo più efficace 
per occuparsi dei trasporti di Ebrei, dal momento del loro arrivo a quello dell’uccisione e della sepoltura. Sviluppò 
nozioni basilari per il processo di sterminio, e per la struttura del campo. Lo scopo era dare alle vittime l’impressione 
che fossero arrivate in un campo di transito, dal quale sarebbero poi state inviate ad un campo di lavoro. I deportati 
dovevano credere questo fino a quando erano chiusi nelle camere a gas. Inoltre, ogni cosa doveva essere eseguita con 
la massima velocità. Le vittime dovevano correre, non aver tempo di guardarsi attorno, di riflettere o di 
comprendere cosa stava succedendo loro. 
Secondo lo schema di annientamento concepito da 
Wirth, 
gli stessi Ebrei avrebbero eseguito tutto il lavoro fisico richiesto dalla liquidazione di ogni trasporto. Nella prima 
fase la brigata di lavoro ebraica consisteva di 100 - 150 uomini. 
Nella seconda fase, un totale di 500 prigionieri erano utilizzati nei Campi I e II. Era compito di questa brigata di lavoro 
rimuovere i corpi dalle camere a gas e seppellirli. Essi anche raccoglievano e smistavano vestiti, valige e altri beni lasciati 
dalle vittime. Durante la prima fase, i lavoratori Ebrei erano giustiziati dopo pochi giorni, sebbene dopo 
Luglio 1942 Wirth 
organizzò brigate permanenti di lavoro nelle quali ogni membro conosceva il proprio compito. Questa scelta 
fu fatta al fine di assicurare che l’intero processo potesse funzionare senza intoppi. 
La guarnigione delle SS si trovava in due case di pietra dall’altro lato della stazione di Belzec, sulla 
via Tomaszowska. Nella casa più vicina al campo, 
Wirth aveva la sua residenza e l’ufficio del comandante, la 
Kommandantur. La seconda casa fu utilizzata unicamente come alloggio per le SS, con una piccola 
scuderia di 10 - 12 x 6 m sul retro. Il complesso era circondato da una barriera in legno e filo spinato, con l’eccezione 
della zona a margine della strada, che era sorvegliata 24 ore al giorno da sentinelle. Adiacente al comando di 
Wirth si trovava una villetta di legno ad un piano chiamata 
“il Padiglione", usata per l’amministrazione generale del campo. Servì anche come alloggiamento per 
Gottlieb Hering e 
Erwin Fichtner. 
Una baracca venne costruita sulla sinistra della 
Kommandantur e all’angolo destro della strada principale, 
per ospitare il personale addizionale del T4 che arrivò nel 
Luglio 1942.
A tutte le SS furono dati compiti nell’amministrazione del campo, e furono incaricate di specifiche attività, 
alcune avendo numerose mansioni. Di volta in volta ci furono cambiamenti in questi compiti. In prossimità
del momento di arrivo di un trasporto, le SS venivano assegnate ai rispettivi ruoli nella gestione della liquidazione 
dei deportati, dallo scarico allo sterminio. Queste mansioni includevano l’esecuzione di quanti impossibilitati 
nell’essere condotti alle camere a gas. 
I 
Trawnikimänner erano sotto il comando generale di 
Schwarz per quanto concerneva ordini e fini disciplinari. Nella fase iniziale 
c’erano circa 60 - 70 di questi ausiliari. Questo numero venne più tardi aumentato a 120 uomini divisi 
in due compagnie, organizzate in quattro plotoni, tre in servizio e una a riposo (riserva). Gli istruttori di questi 
uomini furono 
Kurt Franz, 
Dubois, Reinhold Feix 
e 
Fritz Jirmann. 
I comandanti di squadre e plotoni erano soprattutto Ucraini 
Volksdeutsche e, come gli altri membri di 
questa unità, erano stati in precedenza soldati dell’esercito sovietico. Ebbero il titolo di 
Hauptzugwachmann
(Comandante anziano di plotone) e 
Zugwachmann (Membro di plotone). 
Gli Ucraini prendevano posto alle posizioni di guardia del campo: all’entrata, sulle torri di osservazione, e in alcune 
pattuglie. Alcuni di loro aiutarono nel funzionamento delle camere a gas. Prima dell’arrivo di un trasporto, gli Ucraini 
prendevano posizioni di guardia attorno alla rampa ferroviaria, alle baracche di svestizione e lungo il "Tubo". Durante 
le uccisioni sperimentali e i trasporti iniziali, a loro fu anche assegnato il compito di rimuovere i corpi dalla 
baracca del gas e di seppellirli. 
Verso la 
metà di Marzo 1942, il campo di sterminio di Belzec fu pronto per
ricevere i primi 
trasporti (Fase I). La sera del 
16 Marzo 1942 cominciarono grosse retate di Ebrei nel 
Ghetto di Lublino. L’ufficiale di comando 
del primo trasporto di reinsediamento per Belzec fu 
Hermann Worthoff. 
Le SS e i 
Trawnikimänner catturarono 1.400 Ebrei del ghetto. Furono tenuti tutta notte in 
una delle grandi sinagoghe del ghetto. La mattina seguente gli Ebrei marciarono verso il cortile del mattatoio di 
Lublino, vicino alla stazione ferroviaria nella periferia 
della città, e a circa 3 km dal ghetto, dove furono caricati su 19 vagoni. La mattina del 
17 Marzo 1942, il trasporto partì per Belzec. Non ci furono sopravvissuti. 
Per la 
fine di Marzo 1942, più di 20.000 Ebrei del 
Ghetto di Lublino furono sotterrati nelle fosse di Belzec. 
Altri 10.000 Ebrei di 
Lublino furono deportati nel 
campo di sterminio in 
Aprile 1942. 
I trasporti per Belzec arrivavano da due direzioni: dal Distretto di 
Lublino e dalla 
Galicia, orientale, con le deportazioni dal 
Ghetto di Leopoli nel periodo da 
Marzo ad Agosto 1942. Il primo trasporto di Ebrei da 
Zolkiew (distretto di 
Leopoli), 
una città 50 km a sud-est di Belzec, arrivò il 
25 o 26 Marzo 1942. 
Entro un periodo di tre settimane dopo l’arrivo di questo trasporto, quasi 30.000 Ebrei furono deportati a Belzec 
dalla Galizia. Fra loro c’erano 15.000 Ebrei della città di 
Leopoli, deportati durante la cosiddetta "Azione di Marzo", 5.000 di 
Stanislawow, 5.000 del 
Ghetto di Kolomyja, e altri 
provenienti da 
Drogobych e 
Rawa Ruska. 
  | 
| Dipinto di Belzec #3 | 
I trasporti arrivati allo scalo merci della stazione di Belzec erano tenuti sul binario in rigoroso ordine di entrata. 
A rotazione, i vagoni venivano sganciati in blocchi di 20 e deviati nel campo. I treni arrivati tardi alla sera 
erano tenuti fermi per tutta la notte. 
Il macchinista del treno che deviava i vagoni nel campo era 
Rudolf Göckel (il capostazione Tedesco di Belzec), che 
venne descritto dai ferrovieri polacchi come persona crudele e sadica. 
Il primo contatto che i deportati Ebrei avevano con le SS avveniva dopo il loro scarico al piazzale di ricezione. 
Confusi e spaventati, chiunque mostrasse angoscia o resistenza era rimosso dalle guardie e portato alla fossa 
di esecuzione nel Campo II, dove gli Ebrei erano uccisi con un colpo alla nuca sparato da pistole di piccolo calibro. 
Le SS tentavano di calmare i deportati con parole tranquille, 
Wirth o 
Jirmann 
davano il benvenuto ai nuovi arrivati attraverso altoparlanti, dicendo: "Questa è Belzec. La vostra 
permanenza è temporanea - sarete mandati in campi di lavoro dove le vostre abilità sono necessarie.
C’è lavoro per tutti. Persino le vostre massaie sono necessarie per nutrire le vostre famiglie e per 
mantenere le case pulite. Per prima cosa devo avere la vostra collaborazione così da potervi inviare alla 
vostra strada rapidamente". C’era spesso un lieve rumore di applausi e grida come "Grazie signor comandante". 
Poi 
Wirth menzionava la parte cruciale dell’inganno: 
"Noi dobbiamo avere ordine e pulizia. Prima di darvi del cibo, dovete tutti fare una doccia ed avere i vostri vestiti 
disinfettati. È necessario che alle donne siano tagliati i capelli". 
Wirth poi affidava il processo di gassazione all’incaricato del compito. 
Agli uomini veniva richiesto di rimuovere le proprie scarpe e di legarle assieme con pezzi di corda consegnati da 
lavoratori Ebrei. Gli uomini, ora separati, si allontanavano a passo di marcia verso il “Manicotto” in gruppi di 750, 
cinque per linea. Sorvegliati dalle SS, in punti differenti consegnavano vestiti, proprietà personali e soldi, fino a 
restare completamente nudi all’entrata del “Tubo”. Con un’operazione ben collaudata, gli Ucraini, armati con fruste 
e baionette, incitavano e forzavano gli uomini dentro le camere a gas e chiudevano le porte. Con un segnale dallo 
Scharführer che accompagnava l’operazione, il motore veniva acceso. Dopo circa 20 minuti, un’ispezione 
attraverso lo spioncino della porta della camera confermava che il motore poteva essere spento. Le SS avevano 
completato la loro parte nell’operazione. Adesso il 
Sonderkommando Ebraico, guidato dallo 
Zugführer Moniek, rimuoveva e trasportava i 
corpi sul retro delle camere a gas. Le porte erano aperte e i corpi venivano gettati fuori. Cinghie erano fissate ai 
cadaveri allo scopo di trascinarli ai carrelli con i quali venivano trasportati alle fosse comuni. Ogni corpo era 
perquisito per cercare oggetti di valore e ogni dente d’oro rimosso prima che i corpi fossero calati nelle fosse. 
Un’altra squadra puliva le camere a gas, mentre un’altra ancora rastrellava i passaggi sabbiosi che conducevano all’edificio. 
Le donne, dopo aver subito il taglio dei capelli, insieme con i bambini aspettavano tutte il loro “bagno”, temendo il 
peggio. Da adesso si trovavano nel “Manicotto” e il loro destino era segnato. Se avvenivano pianti e imprecazioni, gli 
Ucraini intervenivano brutalmente cacciando le vittime nelle camere a gas. Una volta che gli Ebrei erano scaricati dai 
vagoni ed erano sulla loro strada verso il Campo II, quelli trovati morti nei trasporti all’arrivo nel campo erano ammucchiati 
su un lato. Ebrei ammalati, anziani, infermi o "fastidiosi" erano portati alla fossa di esecuzione nel Campo II e fucilati. 
Tutte queste orribili scene venivano accompagnate dall’orchestra del campo. Le 
canzoni preferite delle SS erano 
Drei Lilien, 
e una canzone della melodia di "Highlander Do You Have No regrets". 
Chaim Hirszman ricordò: 
"
Arrivò un trasporto di bambini fino a tre anni di età. Ai lavoratori fu 
detto di scavare una grande buca nella quale i bambini furono gettati e sepolti vivi. Non posso dimenticare come 
la terra si sollevava, finché i bambini soffocarono." 
In 
Aprile 1942 Franz Stangl 
visitò Belzec per un incontro con 
Wirth 
riguardo i suoi compiti come comandante del campo di sterminio di 
Sobibor, di imminente apertura. 
Wirth 
non si trovava nel suo alloggio, ma alle fosse comuni. 
Stangl 
fu inorridito alla vista delle enormi fosse, pieni di migliaia di corpi, e ricordò: 
”
Non posso descriverLe cosa era. Ci andai in auto. Quando si arrivava, prima si
raggiungeva la stazione di Belzec, sulla sinistra della strada. Il campo era sullo stesso lato, ma su per una collina. 
La Kommandatur era 200 metri avanti, sull’altro lato della strada. Era un edificio ad un piano. La puzza...oh 
Dio, la puzza. Era ovunque. Wirth non si trovava nel suo ufficio. 
Ricordo che mi portarono da lui... Stava in piedi su un monticello, vicino alle fosse... le fosse... piene... erano piene. 
Non posso raccontarle; non centinaia, migliaia, migliaia di corpi... oh Dio. Fu lì che 
Wirth mi disse - disse a che cosa 
Sobibor era destinato. E che mi affidava ufficialmente
il comando... Wirth non era nel suo ufficio; mi dissero che era su 
nel campo. Chiesi se potessi andare da lui e loro mi dissero `Non lo farei se fossi in lei - è furibondo. 
Non è prudente andargli vicino.' Chiesi qual era il problema. L’uomo con cui parlavo disse che una delle fosse 
era straripata. Vi avevano messo troppo tanti corpi, e la putrefazione si era prodotta troppo rapidamente, così che 
il liquido da sotto aveva spinto i corpi verso l’alto e oltre, e i corpi erano rotolati giù per la collina. Ne vidi alcuni 
- oh Dio, fu terribile. Poco dopo Wirth venne giù. E fu allora che mi disse..." 
(Fonte: 
Sereny, Gitta. 
Into That Darkness - From Mercy Killing to Mass Murder, Pimlico, London, 
1995. 
In quelle tenebre, Adelphi edizioni, Milano, 1974) 
Circa alla 
metà di Aprile 1942, 
Wirth chiuse temporaneamente il campo, e partì per
Berlino, portando con sé il suo vice 
Schwarz e il suo esperto di 
gassazioni 
Hackenholt. 
Prima di lasciare Belzec, l’intera forza di lavoro Ebraica venne fucilata. 
Wirth visitò 
Berlino allo 
scopo di ricevere ordini per l’espansione del campo e per la costruzione di più grandi camere a gas 
per i previsti trasporti futuri. Quando ritornò a Belzec, la ricostruzione del campo di sterminio assunse 
un nuovo senso di urgenza. La fase II iniziò a prendere forma. 
Nell’ultima settimana di 
Maggio 1942 tre piccoli trasporti arrivarono a 
Belzec; il 
22 Maggio 1.000 Ebrei provenienti da 
Tyszowce, il 
23 Maggio 1.000 Ebrei da 
Komarow e il 
27 Maggio 500 Ebrei di 
Laszczow. Nel 
Giugno 1942 
arrivarono al campo nuovi trasporti dal Distretto di 
Cracovia. 
Tre treni con 5.000 Ebrei provenienti dal 
Ghetto di Cracovia giunsero
tra il 3 e il 6 Giugno. Dall’ 
11 al 19 Giugno 1942 
altri 1.600 Ebrei furono deportati dal Distretto di 
Cracovia. 
A causa dell’incremento del numero dei trasporti, le tre camere a gas in legno esistenti divennero totalmente inadeguate 
per occuparsi del numero di potenziali vittime. Nuove camere di maggior capacità furono necessarie. La vecchia 
baracca di gassazione, in legno, venne smantellata e in posizione centrale fu costruita una più grande e solida 
struttura. Queste seconde camere a gas vennero collocate dietro una boscaglia. A causa dell’alta posizione di Belzec, 
questa boscaglia proteggeva l’edificio delle camere a gas da eventuali osservatori all’esterno dell’area del campo.
Il "Manicotto" attraversava questa boscaglia. Un corridoio all’aperto, largo 2 m e racchiuso da una barriera camuffata 
alta 3 m, conduceva dalle baracche di svestizione alla porta del nuovo edificio del gas. Il 
nuovo edificio era lungo 24 m e largo 10 m. Aveva sei camere
a gas, ognuna di 4 x 8 m (sebbene alcune fonti riportino 4 x 5 m). Verso 
la 
metà di Luglio 1942 le nuove camere a gas furono funzionanti. Secondo 
Rudolf Reder, uno dei pochi reclusi Ebrei che sopravvisse, la nuova 
costruzione era bassa, lunga e larga. Era fatta in cemento grigio, e aveva un tetto piatto coperto con carta catramata. 
Una rete, coperta con rami verdi, vi venne posata sopra. Tre gradini larghi 1 m e senza ringhiere conducevano 
all’interno dell’edificio. Davanti alla costruzione si trovava un grande vaso riempito con fiori colorati 
(gerani). C’era anche un cartello scritto chiaramente e riportante l’indicazione 
Bade- und Inhalationsräume
(Bagno e stanze di inalazione), così come un cartello con la scritta "
Stiftung Hackenholt" 
("Fondazione Hackenholt"), in riferimento al nome dell’ufficiale SS che progettò le camere a gas. I gradini 
conducevano ad uno scuro, lungo e vuoto corridoio, largo 1.5 m. Su entrambi i lati del corridoio si trovavano le 
porte, in legno e larghe 1 m, delle camere a gas. Il corridoio e le camere erano più bassi delle stanze 
tradizionali, e non più alti. Il muro opposto alla porta d’entrata di ogni camera includeva un’altra porta, 
larga 2 m e removibile, attraverso cui i corpi delle vittime venivano rimossi. Le camere si trovavano 1.5 m sopra il 
livello del terreno, con false docce piazzate sul soffitto. Una "Stella di Davide" di metallo venne collocata sopra 
la porta d’entrata dell’edificio. All’esterno della costruzione di trovava una tettoia misurante 2 x 2 m, in cui 
venne installato il  
motore per il gas. Durante la seconda fase, le camere 
erano così piene che fu trovato utile gettare acqua sui corpi per facilitare la separazione del 
groviglio di corpi. 
Wirth fu nominato ispettore dei campi di sterminio dell’ 
Aktion Reinhard alla 
fine di Agosto 1942. Venne sostituito, come comandante 
di Belzec, da 
Hering, che era una vecchia conoscenza 
di 
Wirth, e aveva prestato servizio con lui nella Polizia 
Criminale di 
Stoccarda. 
Hering 
era ritenuto dagli Ebrei più “umano” di 
Wirth. 
  | 
| Dipinto di Belzec #4 | 
Il periodo più intenso nel “reinsiedamento” fu da 
Luglio ad Ottobre 1942. 
Da tre a quattro trasporti al giorno giungevano a Belzec, dove le condizioni erano orribili. Mucchi di corpi putrefatti, 
maleodoranti e infestati da pulci, erano semplicemente gettati sulle rampe, aspettando di essere rimossi dalla brigata 
di lavoro ebraica. Il successivo gruppo di deportati inevitabilmente comprendeva alcune persone morte all’arrivo, 
che erano semplicemente aggiunte alla massa di corpi sulle rampe. A 
Robert Jührs venne 
ordinato da 
Hering 
di prendere le persone troppo malate o deboli per essere gassate nel Campo II e dare loro “una pillola” 
(un eufemismo per indicare una pallottola nella nuca). 
A dispetto del tentativo dei Tedeschi di mantenere la segretezza, 
due rapporti dell’organizzazione polacca clandestina riguardanti 
Belzec indicano che molto era conosciuto circa la natura delle attività del campo. Un rapporto descrive un atto 
di resistenza nel campo, quando membri del 
Sonderkommando attaccarono le guardie ucraine nel 
Giugno 1942. Un altro incidente degno di nota accadde nel 
Marzo 1943: 
Heinrich Gley uccise un camerata SS. In un bunker nella 
boscaglia vicino le baracche, due Ucraini erano stati imprigionati per furto di oggetti preziosi. Nell’oscurità e 
nella confusione, 
Gley sparò
a 
Jirmann, 
scambiandolo per uno degli Ucraini. 
Wirth, Hering 
e 
Oberhauser condussero una minuziosa indagine. 
Jirmann fu sepolto nel cimitero militare Tedesco di 
Tomaszow Lubelski. 
Secondo 
Reder, 
Heinrich Himmler visitò Belzec nell’ 
Ottobre 1942, accompagnato da 
Fritz Katzmann, HSSPF della Galizia. 
Fu durante un trasporto da 
Kolomyja che 
Kurt Gerstein e 
Wilhelm Pfannenstiel 
arrivarono a Belzec. Entrambi dei Servizi di disinfestazione tecnica delle SS, fu loro ordinato di verificare l’efficacia 
dello 
Zyklon B per l’eliminazione di pidocchi infestanti i vestiti. Erano anche da prendere in considerazione 
possibili miglioramenti nell’efficienza delle camere a gas. 
Gerstein si suicidò in un carcere francese, ma fornì
una descrizione molto dettagliata di ciò cui fu testimone durante la sua visita a Belzec: 
"
Il compito principale della Brigata della morte era scavare fosse, lavorando a turni 
per aprire il terreno. La brigata era così organizzata che lavorava con una fossa sempre a disposizione - soltanto per le 
emergenze. La Brigata di circa 500 Ebrei lavorava senza sosta per liberare i corpi. Quando un trasporto eccezionalmente 
grande, di 51 vagoni, arrivò da Kolomyja nel 
Settembre 1942, 2.000 persone furono trovate morte all’arrivo. 100 altri Ebrei nudi 
furono prelevati dal successivo trasporto in arrivo, per aiutare. Una volta che questo lavoro fu completato e l’emergenza 
cessata, il Volksdeutsche Heinz Schmidt fece marciare i 100 Ebrei verso 
una fossa aperta e sparò loro. Quando esaurì le munizioni, uccise i restanti con un manico di piccone.  
Come questo dimostra, Schmidt era una delle più sadiche 
guardie del campo." 
I Tedeschi si resero conto che stavano perdendo la Guerra, e 
Himmler 
ordinò che tutte le tracce delle uccisioni di massa dovessero essere cancellate in tutti i territori occupati. 
Ordinò a 
Paul Blobel di formare a tal fine 
uno speciale commando, chiamato 
"Sonderkommando 1005". 
 
Gli ultimi trasporti di reinsediamento arrivarono a Belzec l’
11 Dicembre 1942. 
Questo determinò un’accelerazione nell’incenerimento dei corpi, che venne eseguito da lavoratori 
Ebrei e dal personale SS, piuttosto che dal 
Sonderkommando 1005, al quale era negato l’accesso ai 
campi dell’
Aktion Reinhard. 
Hering delegò 
Gley e 
Friedrich Tauscher ad iniziare questo lavoro, assistiti da 
Hackenholt, che aveva a sua disposizione un’escavatrice meccanica per il 
recupero dei corpi. Lavoratori Ebrei della “Brigata della morte” prepararono roghi, bruciarono i corpi e ne bruciarono 
nuovamente i resti all’interno di una fossa. Le grate (roghi) erano costruiti sistemando tronconi di binari ferroviari 
sulla sommità di grossi piedistalli di cemento. Pezzi di binari più piccoli furono poi posizionati in 
modo incrociato sopra la struttura, così da formare una solida grata a maglia fine. Da tre a quattro roghi 
(gli abitanti del villaggio di Belzec dichiararono che erano 5) vennero costruiti 
dell’
inizio di Novembre 1942 in poi e furono in continuo uso fino a 
Marzo 1943. I corpi erano caricati sulle grate e bagnati con olio pesante, 
quindi incendiati. 
Tra 434.000 e 500.000 corpi vennero cremati in questo modo a Belzec. Per mesi l’intera area si trovò sotto
una pesante cappa di fumo nero oleoso. Gli abitanti locali scrostarono dalle loro finestre grasso umano. I tentativi 
di distruggere tutte le prove furono facilitati dall’utilizzo di una macchina trita ossa (proveniente dal 
campo di lavoro di Janowska), manovrata 
da un certo "
Szpilke". 
La ritirata da Belzec cominciò nella 
Primavera 1943. L’elaborato sistema di
recinzioni e barriere, le baracche e le camere a gas furono tutti smantellati e il materiale utilizzabile fu portato al 
KZ Majdanek. L’intera zona venne poi seminata 
con abeti e lupini selvatici. La casa di 
Wirth 
e il vicino edificio delle SS, che prima della guerra erano stati proprietà delle Ferrovie Polacche, non 
vennero demoliti. 
Il comando del campo decise di trasportare i rimanenti 300 Ebrei del 
Sonderkommando a 
Sobibor. 
Hering 
raccontò ai Kapos Ebrei che stavano per essere inviati a 
Lublino. Nei vagoni vennero messi tavoli da pranzo e pane per tre giorni, 
insieme con cibo in scatola e vodka. 
Leon Feldhendler,
un prigioniero Ebreo di 
Sobibor, testimoniò: 
"
Il 30 Giugno 1943 un trasporto con gli ultimi 
Ebrei di Belzec arrivò sotto la sorveglianza dell’ SS-Unterscharführer 
Paul Groth, per essere liquidato. Mentre veniva 
scaricato, i prigionieri Ebrei iniziarono a correre in tutte le direzioni. Furono fucilati a casaccio, per tutto il campo." 
Con l’attività di riesumazione e di incenerimento quasi ultimata, 
Hering lasciò il campo, incaricando 
Tauscher della liquidazione finale. Quando fu completata, la 
guarnigione SS di Belzec venne sparpagliata in altri campi. La popolazione locale scese sul luogo per cercare oro 
e altri oggetti preziosi. Facendo questo, dissotterrarono parti di corpi decomposti. 
Gli scavi sul sito del campo di sterminio furono scoperti da 
Dubois, 
che era stato rispedito sul luogo da 
Sobibor per ordine di 
Wirth, pochi giorni dopo che le SS se ne erano andate. 
Dubois riferì le sue scoperte a 
Wirth, 
che discusse l’argomento con 
Globocnik. Essi decisero 
di piantare alberi e costruire una fattoria che venisse occupata in modo permanente da una famiglia ucraina, allo 
scopo di sorvegliare la zona e prevenire ulteriori scavi. 
Nell’
estate 1943, due piccoli commandi di SS e Ucraini arrivarono per completare 
questo lavoro. Uno proveniva da 
Treblinka, l’altro da 
Sobibor. Il gruppo di 
Treblinka 
era guidato da 
Karl Schiffner, il contingente di 
Sobibor da 
Unverhau. 
Una grande casa di Ebrei situata all’altro capo del 
villaggio di Belzec 
venne demolita, e successivamente ricostruita nelle sembianze di fattoria per far risiedere il custode ucraino. 
Nell’estate 1944 la regione di Belzec fu occupata dall’Armata Rossa. 
Dopo la liberazione, gli abitanti del luogo demolirono la fattoria.
Circa 50 Ebrei fuggirono da Belzec. Di quelli che fuggirono, 
7 restavano in vita alla fine della guerra. Un numero sconosciuto di deportati fu in grado di 
fuggire dai treni della deportazione, saltando fuori dai 
carri bestiame. Solo 
Reder, che scappò da 
Belzec nel 
Novembre 1942, fu capace di fornire 
testimonianze visive concernenti le attività del campo. La ricerca più recente indica un totale di 
434.508 vittime per Belzec, sebbene non è chiaro se questa cifra includa le persone uccise durante le retate 
e i trasporti. Stime precedenti avevano collocato il numero delle vittime ad un minimo di 500 - 600.000. Come per 
gli altri campi di sterminio, è improbabile che una cifra precisa del numero dei morti potrà mai 
essere conosciuta. 
Fonti:
Encyclopaedia of The Holocaust
Arad. 
Belzec, Sobibor and Treblinka
Robin O'Neil. 
Belzec & The Destruction of Galician Jewry
Michael Tregenza. 
Belzec Death Camp
Rudolf Reder. 
Belzec
Sir Martin Gilbert.
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